UN SOGNO FINALMENTE REALIZZATO
di Riccardo Coco (CVS)
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Da un incontro occasionale a Palermo durante l’inverno 2017 con Fulvio Croce, lui in cerca di adesioni per il progetto di affittare un catamarano per stare diversi mesi in Polinesia, noi sempre interessati a fare questo viaggio, a maggior ragione su una barca.
Il viaggio per andare e tornare da Palermo è stato lungo, costoso e faticosa, ma lo abbiamo affrontato con grande entusiasmo stando tutto il mese di maggio 2018 sul catamarano. Il catamarano benché “not luxury but confortable” come lo ha definito Fulvio ha avuto dei problemi ad uno dei motori ed abbiamo perso diversi giorni di vacanza per sostituire la barca con due lunghi e faticosi trasferimenti. In compenso la vacanza è stata bellissima e piacevole la compagnia.
1 - Arrivo a Fakarava
L’aeroporto dell’atollo di Fakarava è tutto un programma come il suo cartellone arrivi e partenze, scritto con pennarello. Il trasporto di persone e bagagli è fatto in pick-up.
2 - Si parte da Pakokota Yacht Services
Ci siamo imbarcati sul catamarano dal Pakokota Yacht Services di Agnès & Matthieu un luogo dove poter ancorare / ormeggiare le barche e ricevere ogni tipo di assistenza e consumare ottimi piatti locali che si trova all’interno della laguna di Fakarava tra la passe Sud “Tumakohua” e la passe Nord “Garuae”.
3 - Navigazione nella laguna di Fakarava verso la passe Tumakohu
L’Unesco ha dichiarato Fakarava “Riserva della Biosfera” dal 2006, e la sua laguna incontaminata ospita un’enorme quantità di pesci e coralli, oltre agli allevamenti di perle nere per le quali è famosa. La navigazione è entusiasmante ma insidiosa parte della laguna non è mappata e comunque bisogna sempre navigare seguendo dei grandi corridoi delimitati da mede tra teste di corallo a varie profondità e affioranti. Infine abbiamo raggiunto l’isola di Tetamanu vicino la pass Tumakohua a sud dell’atollo.
4 - La sostituzione del catamarano
Purtroppo uno dei motori della nostra barca ha avuto dei problemi e quindi si è deciso di sostituire il catamarano, facile a dirsi, un po’ più complicato a farsi, perché lo abbiamo dovuto trasferire da Fakarava nelle Isole Tuamotu allo Yacht Club De Tahiti vicino a Papeete, ordine di grandezza oltre 250 NM di Oceano Pacifico e oltre 40 ore di navigazione, Il catamarano in sostituzione lo abbiamo preso a Marina Taina, Punaauia, un po’ più a sud dell’aeroporto di Tahiti. Almeno nella sostituzione ci abbiamo guadagnato, infatti da un Catana 38 piedi siamo passati ad uno di 50 piedi molto più nuovo, inoltre questo ultimo ci è stato fornito con Camille (!!!), giovane skipper francese, con un ragguardevole curriculum di attraversate oceaniche nell’Atlantico e nel Pacifico, dimostratasi molto esperta di queste isole ma anche prudente.
5 - L’arrivo a Makatea
Ritornando verso le isole Tuamotu da Papeete, per dividere in due l’intero tragitto, ci siamo fermati Makatea, sulla rotta verso gli atolli di Tikehau e Rangiroa. Anche Makatea è un’isola appartenente all’arcipelago delle Isole Tuamotu ma non è di natura corallina o vulcanica, ma di natura calcarea. È caratterizzata da una pianura posta 80 metri al di sopra del livello del mare e non ha una barriera corallina con motu e passe, ma un largo bagnasciuga. Dal 1911 fino al 1964 sono stati sfruttati i suoi ingenti giacimenti di fosfato. Intanto facciamo confidenza con l’equipaggio “internazionale” di cui è composto il catamarano: MAUI. Oltre al sottoscritto ed a Pia abbiamo il “comandante” Fulvio tutti di Palermo, la skipper Camille, francese di Marsiglia, ma ormai Polinesiana e poi Galen, americano dell’Iowa, e Mike, irlandese che vive a Bristol.
6 - La visita di Makatea
Ad attenderci a Makatea, contattato da Camille, Julian che oltre ad essere il sindaco di Makatea (in tutto un’ottantina di abitanti) fa da guida con la sua famiglia ed il suo pick-up ai turisti che di tanto in tanto approdano in questo fantastico posto. L’isola è caratterizzata da una piano posto a 80 metri al di sopra del livello del mare e non ha una barriera corallina con motu e passe, ma un largo bagnasciuga. Il centro principale è Moumu sulla costa orientale. Vi sono anche un villaggio abbandonato, Vaitepaua, e un porto sulla costa occidentale, Temao, entrambe reliquie del passato sfruttamento delle miniere di fosfato(dal 1917 al 1964)
7 - L’atollo di Tikehau e Île d'Eden
Lasciata Makatea ci siamo diretti verso l’atollo di Tikehau per farci un giro all’interno della laguna, una distesa di sabbia rosa che si affaccia sul mare cristallino, circondata da altissime palme, resort per turisti ma anche costruzioni abbandonate, così come molte strutture per la produzione di perle perché anche questo mercato è in declino. Lì abbiamo trovato l’île d’Eden che non è un sito turistico tradizionale, ma una fattoria gestita da alcune famiglie di una setta taiwanese cristiana che professano il ritorno dell’uomo alle origini nel giardino dell’eden e hanno creato un orto biologico e un allevamento di perle, tutto eco-sostenibile, certo un po’ di tecnologia ce l’hanno pure loro come i pannelli solari.
8 - Avataru e la farm Gauguin’s Pearl a Rangiroa
Provenienti da Tikehau abbiamo ormeggiato il catamarano a ridosso della passe di Avataru a Rangiroa per fare una esplorazione a terra nel centro abitato e recarci alla farm Gauguin’s Pearl dove vengono allevate e commercializzate le perle ed abbiamo assistito ad alcune fasi del processo con il quale un corpo estraneo viene impiantato nell’ostrica. Questo corpo estraneo provoca un’irritazione, alla quale l’ostrica reagisce mediante secrezione di nacre, o madreperla, per ricoprire e intrappolare l’invasore: così si produce una perla.
9 - I motu a sud della laguna di Rangiroa: “Ai Ai” e "Maite"
Per raggiungere il motu Ai ai (Aiai) da Avataru, dentro la laguna dell’atollo di Rangiroa, abbiamo navigato tre ore, non per nulla è uno degli atolli più grandi del mondo, il più grande della Polinesia. Numerose costruzioni usate saltuariamente per la produzione del MONOI, in “ neo-maohi”(lingua polinesiana) significa “olio profumato”. È utilizzato dalla notte dei tempi dai polinesiani per le sue qualità idratanti e nella farmacopea tradizionale. E’ un olio specifico della Polinesia Francese poiché è a base di fiori di Tiarè(Gardenia tahitensis) macerata nell’olio di coprah(olio estratto dalla polpa del cocco) : due elementi emblematici del territorio polinesiano. Ah dimenticavo, sorprendente l’incontro con un maiale !!!
10 - Camille ed il kitsurf
Bravissima Camille con il kitsurf, complessa la preparazione dell’aquilone (“kite” in inglese) e del collegamento dei sottili cavi, il tutto reso più complicato dal vento e dalla partenza dal mare. Spettacolari i passaggi vicino il catamarano. Anche uno squalo pinna nera tra gli spettatori !!!
11 - Ritorno verso nord, in giro per Tiputa
Verso nord per raggiungere il villaggio di Tiputa diviso in due dalla omonima passe. Abbiamo ancorato il catamarano davanti la parte ovest, quella dei turisti e relativi resort, mentre la parte est, oltre la passe, è quella più antica con il vecchio faro, la casa comunale, dove molti edifici sono stati abbandonati dagli abitanti che si sono trasferiti dall’altra parte, più ricca.
12 - Esplorazione verso sud-est nella laguna di Rangiroa
Mentre eravamo a Tiputa è partito Galen, per tornare negli Stati Uniti, mentre sono arrivati dall’Inghilterra Alessandra, la figlia di Fulvio Croce, con Thomas. Diretti con il catamarano verso l’estremità est della laguna dell’atollo di Rangiroa abbiamo costeggiato i motu Mahitu, e Maufauno. Sulla costa numerosi produttori artigianali di olio di coprah(estratto dalla polpa del cocco) per produrre il MONOI, l’“olio profumato” utilizzato macerando i fiori di Tiarè(Gardenia tahitensis). Ci siamo diretti verso sud tagliando la laguna verso Tetaputa dove sapevamo esserci un resort abitato da un italiano, ma una volta a terra ci hanno detto che lui era morto e tutto il luogo è ora di un giapponese(?). Ci siamo spostati nuovamente verso nord, ma restando sempre nella parte sud / est della laguna, rapida escursione nell’isolotto Hauone ed infine vicino Vahituri tra motu e isolotti, tanti, tanti uccelli, nella mia vita, non li avevo visti mai. Un cinguettio assordante!!! Infine questa chiesa di Sant’Anna nella boscaglia, solitaria, chissà, testimone di una passata prosperità del luogo.
13/14 - La passe di Tiputa diretti a Huahine
Il passaggio attraverso le “passe” per entrare ed uscire dalle lagune degli atolli merita qualche parola in più, barche arenate vicino questi passaggi ne abbiamo viste tante anche se il percorso per attraversarle è quasi sempre ben segnalato. Teoricamente se la marea è calante, l’acqua dovrebbe uscire dalle lagune, se è montante dovrebbe entrare, e quando la marea cambia dovrebbe fermarsi per un breve periodo, a complicare le cose però le onde, che si frangono sulla barriera corallina la scavalcano, creando i “motu” le isolette di cui è composta la barriera e fanno entrare altra acqua che da qualche parte deve pur uscire, ecco che queste regole non sono più così definite ma dipendono dalla forza del vento e delle onde. Il risultato è che l’acqua continua ad uscire anche all’inizio ed alla fine della marea montante, ed in alcune isole esce quasi sempre, ma anche quando per un po’ entra, il momento della stanca di marea è difficilmente prevedibile, i “pilot book” scritti dagli skipper danno qualche indicazione, ma noi avevamo Camille che è una esperta skipper e quindi siamo usciti brillantemente attraverso la passe di Tiputa anche se c’era forte vento ed una corrente niente male.
15 - Arrivo a Huahine
Dopo una navigazione di quasi due giorni siamo arrivati a Huahine ultima tappa del viaggio in Polinesia sul catamarano. Huahine fa parte dell’arcipelago delle Isole della Società, precisamente nel gruppo delle Isole Sottovento differenti dall’arcipelago delle Isole Tuamotu, prevalentemente costituito da atolli con i caratteristici “motu”, isolette sabbioso sul livello dell’oceano, con un’altezza che va da poche decine di centimetri fino a qualche metro, sul margine delle barriere coralline, prive, per la massima parte, di vegetazione. Tutte quante sono di origine vulcaniche solo che gli atolli “isole basse” sono molto più antichi delle “isole alte” come Huahine. Quest’ultima è formata da due isole: Huahine Nui (grande) e Huahine Iti (piccole) unite da un istmo sabbioso e successivamente anche da un ponte che separa le due baie, Maroe e Bouraynetra (Bourayne), l’isola è ricoperta da una rigogliosa vegetazione, il punto più alto è il monte Turi di oltre 600 metri. La laguna non è unica e continua ma si deve entrare ed uscire per spostarsi da una parte all’altra dell’isola. Siamo entrati nella laguna da Farerea Passe a est e raggiunto l’estremo sud del Motu Murimaora. Tornati indietro, dopo un infruttuoso tentativo di pesca abbiamo raggiunto “Fare”, l’unica località dell’isola, da nord, passando davanti l’aeroporto, ancorandoci nella Baia di Cook.
16 - Huahine, in giro per “Fare” ed a sud verso Port Bourayne
Si può comprare tutto quello che serve a “Fare”, il tonno viene conservato nei frigo perché si mangia prevalentemente crudo con il latte di cocco. Durante la gita verso Port Bourayne abbiamo partecipato alla preparazione del pranzo.
17 - In giro per Huahine con il pick-up
Ultimo giornata a Huahine, dedicata ad un giro dell’isola in pick-up con Pia e Mike. Il ponte di Maroe che unisce le due isole, Huahine Nui (grande) e Huahine Iti (piccola). Le anguille dagli occhi azzurri. Il sito archeologico Marae MANUNU, una piattaforma ahu (altare) a due gradini. La maison della Vanille dove viene prodotta la vaniglia, dicono, più buona del mondo. Infine antichi templi, “marae”, di cui Huahine ha la più grande concentrazione in tutta la Polinesia francese, templi usati per occasioni come nascite e morti, templi comunitari usati per sacrifici e cerimonie e persino templi riservati ai reali. Infine Fare Pôte’e di Maeva (casa tradizionale polinesiana) con forme rettangolari, le cui dimensioni erano proporzionali all’importanza sociale dei suoi occupanti.